Per capire se si veramente adatti l’uno per l’altra occorrono una verifica ed una valutazione di anni, ovviamente non da sposati ma nell'ambito di un necessario periodo di osservazione e prova. E' fondamentale realizzare la differenza sostanziale tra complementarietà e affinità elettiva. Il coniuge non è soltanto una spalla o un rimedio alla solitudine e ovviamente non è una delle tante amicizie. E' una persona con la quale dovremmo intessere una vita di comunione, fondata sulla condivisione seria e profonda di valori ideali. Oggi la società premia un modo irresponsabile di costituire coppie e famiglie, ma quale società troveranno i nostri figli? Quale mondo stiamo costruendo? Viene esaltato il principio edonistico della mera gratificazione egoistica e di pari passo vengono penalizzati quello della giustizia e della vera libertà. Vengono così legalizzati abusi e oltraggi, ma quel che è legale non sempre è anche giusto. Se pensate ad una persona ritenendo che potrebbe essere il vostro coniuge, studiatela e osservatela attentamente, e soprattutto provate a vederla come il padre o la madre dei vostri figli. La vedete attiva, proattiva, responsabile, capace di impartire educazione con buoni insegnamenti e soprattutto con un buon esempio? Ritenete che con l'aiuto di questa persona possiate risolvere le crisi della vita come ad esempio difficoltà economiche o problemi di salute, o invece la considerate poco adatta, poco consapevole, tendente a sfuggire alle responsabilità piuttosto che ad affrontarle con coraggio e maturità? Siate ben consapevoli delle difficoltà che provengono da un coniuge autoritario, da un padre padrone, o da un marito o da una moglie morbosamente gelosi che vedono rivali e pericoli ovunque. È pur vero che pericoli ci sono per uno sposo o una sposa giovani, ma occorre sviluppare un certo livello di maturità che ci permetta di evitare i pericoli senza diventare paranoici. Donne e uomini che hanno vissuto con modalità etiche dubbie o con uno scarso livello di responsabilità debbono modificare tali attitudini e aspetti del carattere migliorandosi con un congruo anticipo, non certo quando la decisione del matrimonio è già stata presa. L’educazione alla formazione di una famiglia deve necessariamente includere considerazioni di questa natura, e molte altre che potremmo fare in un'analisi più accurata. La famiglia può essere un ottimo strumento per la nostra evoluzione, ma dev'essere una famiglia fondata su princìpi sani, che tengano di conto delle istanze più profonde e spirituali dell'essere e dello scopo della vita umana oltre i bisogni di ordine mondano. Se poi una persona non si pone un fine evolutivo, trascendente, allora in privato può fare quello che vuole, può anche cambiare partners ogni sei mesi se tutto quello che desidera ottenere dalla vita è una soddisfazione egoica temporanea, ma ricordate che il numero dei suicidi sta aumentando a dismisura in chi coltiva questo tipo di mentalità. Sono le battaglie che abbiamo vinto per il vero bene nostro e altrui che ci danno forza, fiducia in noi stessi, profonda e duratura soddisfazione, non quelle a cui abbiamo rinunciato per egoismo o avidità. Dobbiamo tener fede a valori elevati e con tenacia e lungimiranza superare ogni difficoltà. Se invece uno cede alle debolezze proprie e altrui rinforza la malsana opinione: “non ce la posso fare... lo sapevo di non valere niente” e così - dopo essere stato un pessimo profeta – quel soggetto avvera la sua profezia disastrosa. La famiglia non è un obbligo, l'essere padri o madri non è indispensabile per evolvere; può essere infatti che una persona abbia già fatto questa esperienza nelle vite precedenti e sia giunta ad una consapevolezza che le permetta di impostare la sua vita e di crescere senza l'obbligo di assolvere a questo dovere sociale. Ma chi invece decide di farsi una famiglia dovrebbe prendersi questa responsabilità avendo bene in mente lo scopo per cui la famiglia esiste, che a dire il vero consiste proprio nell'esaurire il bisogno di famiglia. Lo scopo è infatti quello di liberarci progressivamente da dipendenze e bisogni esteriori, per sviluppare autonomia affettiva e spirituale, e perciò marito e moglie dovrebbero aiutarsi vicendevolmente affinché il loro legame si fondi sempre di più sulla gratitudine e stima reciproca, piuttosto che sulla dipendenza emotiva e psicologica. Questo non per reprimere l'amore, ma per far evolvere la nostra capacità di amare ed essere amati, estendendola progressivamente e rendendola sempre più universale. In effetti il bisogno di scambiare affetto e sentimenti appaganti non è garantito automaticamente sposando, ma sarà in proporzione a quanto saremo stati in grado di trasporlo e viverlo su di un piano sempre più consapevole ed evoluto. Una famiglia va consumata, e lo dico non in modo irrispettoso o svalutante per l'istituzione familiare in sé, ma intendendo con ciò che la sua funzione è di condurre a tappe ulteriori di maturità e realizzazione, come se fosse un vero e proprio sacrificio che porti crescenti saggezza, benessere e giovamento a tutti i membri del nucleo familiare. Pensate invece ai danni del tradimento e dell’infedeltà che riaccendono il fuoco della passione torbida e alimentano la dipendenza da nuovi partners e da fantasie che bloccano la propria ascesa etica e spirituale, e purtroppo anche quella dei propri figli. L'aspirazione a formarsi una famiglia - se si hanno le giuste motivazioni - è un desiderio nobile ed è una scelta che comporta responsabilità, così come del resto quella di percorrere una via di rinuncia: anche in questo caso occorre infatti assumersi responsabilità di coerenza, impegnandosi a maturare la capacità di dare e ricevere affettività e amore. La via della rinuncia non implica infatti una rinuncia ad amare, anzi: è una scelta che richiede imparare ad amare tutti nella consapevolezza della comune radice spirituale di ogni essere. Per concludere, gettiamo uno sguardo alla storia: prima delle ultime due o tre generazioni non c’era mai stato un momento in cui l’umanità non avesse modelli di valore cui riferirsi: l’eroe, il mistico, il gentiluomo, ecc. Adesso invece si opera per cancellare ogni riferimento eticamente nobile: impera il self-made man, l'uomo che si è fatto da solo e che poi si ritrova drogato, depresso, agitato da disistima, conflitti e insoddisfazioni e che a volte purtroppo finisce anche suicida. Chi è l’eroe della televisione? Il calciatore, la velina, il cantante che ha avuto successo, lo stilista imbottito di denaro, che ormai non può più sopravvivere senza alcool o perversioni sessuali. I giovani purtroppo vengono irretiti da questi falsi modelli, la cui vita sembra facile, ma quanta sofferenza, autocommiserazione e disperazione si nascondono dietro queste vite! L’apparenza inganna. Il vero successo è fatto di sforzi continui e seri tesi al raggiungimento di obiettivi costruttivi ed evolutivi. Chi vive con questa consapevolezza rimane attivo, produttivo e geniale anche con l'avanzare degli anni. Nella storia abbiamo casi emblematici, come quello di Goethe che scrisse o il Faust ad oltre ottant’anni o Jung che in tarda età compose la sua autobiografia “Ricordi, Sogni e Riflessioni”, o anche saggi e maestri come Bhaktivedanta Svami Prabhupada che negli ultimi anni della loro vita hanno compiuto imprese meravigliose per il bene dell'umanità. Essere giovani o vecchi non dipende dalla nostra data di nascita: dipende dall’impostazione che diamo alla nostra vita, dalle priorità che scegliamo, dalla qualità delle nostre motivazioni e dalla dedizione con cui portiamo avanti gli obiettivi che ci siamo prefissi. Se si vive per sviluppare Saggezza e Amore, più passa il tempo più si ringiovanisce. Che ciascuno rifletta bene sulla natura e scopo del matrimonio e sulla scelta personale di sposarsi o meno, valutando le proprie attitudini e tendenze, perché quello che è bene per uno potrebbe essere per un altro un male o una complicazione dannosa. Entrambe le scelte, sia quella di sposarsi, sia quella di non sposarsi, sono in sé valide; sta a noi comprendere quale dovrebbe essere il nostro percorso e viverlo con coerenza.
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