La vita umana, inutile nasconderlo, è una vita di crisi, che cominciano dalla nascita, con la prima boccata di ossigeno e gli strilli del neonato, e finiscono con l’ultimo respiro, nella stragrande maggioranza dei casi reso con dolore, sofferenza e spavento. Nel frattempo l'esistenza umana è costellata da una serie di prove più meno dure, raramente intervallate da un po’ di piacere qua e là. E' pur vero che chi vive una vita profondamente virtuosa, sperimenta anche molta gioia, ma non è tuttavia esente dalla sofferenza, che da sempre colpisce perfino grandi eroi, grandi santi e grandi re. Nella propria vita, dunque, ciascun individuo ha da confrontarsi con crisi, tensioni e conflitti emotivi, ma questi non sono di per sé negativi; lo diventano solo nel momento in cui non si riescono a gestire e, rimanendo irrisolti, producono nevrosi. Se vengono invece affrontati con la giusta attitudine, con consapevolezza e motivazione elevata, possono rappresentare persino l'indispensabile stimolo evolutivo per rafforzare le proprie qualità e per giungere ad equilibri superiori attraverso il riconoscimento e il superamento di alcuni propri limiti. Riesce infatti a sviluppare una personalità sempre più matura e integrata colui che impara a risolvere le naturali tensioni che emergono nel proprio intimo e quelle prodotte dall'esterno, facendo sì che non si cronicizzino ma anzi risultino occasioni importanti per acquisire ulteriori esperienze formative. A questo proposito Adler spiegava: “Difficoltà piccola, uguale normalità; difficoltà grande, uguale nevrosi”. Chi sa riconoscere le particolari crisi emotive e tendenze nevrotiche cui è soggetto, sarà maggiormente in grado di evitare che esse degenerino in veri e propri disturbi della personalità. Tutti siamo continuamente alle prese con il processo di riadattamento delle nostre tensioni interne. Nessuno dovrebbe sentirsi al di sopra di tali tensioni; dovremmo piuttosto imparare a gestirle in maniera costruttiva, evolutiva, mettendo in pratica un processo di trasformazione e rieducazione interiore che ci permetta di armonizzarle e trascenderle. Ciò è possibile soprattutto attraverso gli insegnamenti e lo stimolante esempio di vita di persone equilibrate, con elevato livello di coscienza, che possono essere modelli di riferimento nel lavoro che dobbiamo fare su noi stessi. Il termine ‘crisi’ è di origine greca, significa ‘cambiamento’. I cinesi per rappresentare il concetto di ‘crisi’ utilizzano due ideogrammi: il primo esprime il concetto di ‘pericolo’, il secondo quello di ‘opportunità’. In entrambe le civiltà, quella greca e quella cinese, vediamo che il fenomeno implica la necessità di scegliere, discernere, separare, decidere. La crisi è dunque un punto decisivo di cambiamento che si presenta, improvvisamente o gradualmente, e che può risolversi in senso favorevole o sfavorevole. Si tratta di un fenomeno comunque caratterizzato dalla rottura dell'equilibro precedentemente acquisito e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti di comportamento, che non si rivelano più adeguati per far fronte alla situazione presente. Nella crisi, quando soprattutto è profonda e acuta, è come se tutto subisse un repentino cambiamento dal quale l'individuo può uscire trasformato in meglio, se dà origine a nuove soluzioni, oppure diretto verso l'incapacità di adattamento e la degenerazione. Nelle crisi di tipo fisiologico, dette anche evolutive o di sviluppo, il soggetto sperimenta il cambiamento passando dall'infanzia all'adolescenza, dall'adolescenza all'età adulta, dall'età adulta alla senescenza e dalla senescenza alla morte, ovvero al trapasso da una dimensione di esistenza ad un'altra. Queste crisi generalmente avvengono in maniera graduale e l'individuo può più facilmente predisporsi per fare un percorso di crescita interiore e di auto-consapevolezza. La crisi evolutiva è evidentemente di natura inarrestabile. Altra categoria di crisi è quella accidentale, provocata ad esempio da un'ingente perdita economica, un grave infortunio sul lavoro, un incidente automobilistico che può creare una disabilità permanente, un lutto, la perdita di una persona cara, un abbandono o un tradimento. Nella crisi evolutiva la persona ha la possibilità di procurarsi, con il progressivo mutare delle proprie condizioni di vita, tutti gli strumenti che le occorrono per gestire e superare il cambiamento. La crisi accidentale irrompe invece in maniera subitanea e minacciosa, compromettendo la salute fisica, l'equilibrio psicologico, lo status sociale ed economico, ecc. Essa implica da parte del soggetto maggiori risorse interiori e una più pronta e matura capacità d'intervento. In genere la crisi accidentale si manifesta attraverso le seguenti dinamiche:
- Il verificarsi di un evento imprevisto.
- La connessione tra questo evento e precedenti tensioni che avevano già determinato una situazione conflittuale nel soggetto.
- L'incapacità della persona di affrontare la crisi in modo adeguato servendosi dei suoi consueti meccanismi di comprensione ed elaborazione degli eventi.
- Stato di massima apertura al cambiamento verso situazioni sia positive che negative.
- Incapacità di accettare il cambiamento a causa di chiusure e blocchi emozionali e cognitivi dell'individuo.
- Con un pronto intervento che mira semplicemente a ridurne gli effetti dannosi sul momento, quasi una sorta di “trattamento” temporaneo volto a salvare il soggetto da pericoli immediati.
- Attraverso l'intenzione e l'impegno a sanarne le cause profonde, affinché si risolva completamente e definitivamente.
- Nessuno di noi può sfuggire alla crisi. La crisi è una normalità nella vita umana. Realizzare ciò è molto positivo, poiché evita di incorrere in sentimenti di rabbia, sfiducia o ingiustizia di fronte a nostre debolezze o a difficoltà apparentemente esterne (è infatti una visione distorta quella che ci fa credere che i problemi siano fuori di noi. In realtà possiamo ben capire che le loro cause, dirette o indirette, sono comunque da ricercarsi dentro noi stessi).
- Occorre portare allo scoperto le nostre problematiche; rimuoverle significherebbe potenziarle, diventare nei loro confronti ancora più fragili, deboli e indifesi, poiché il nemico è quanto più pericoloso quanto più agisce non visto. Il nostro sforzo dovrebbe essere quello di affrontare ogni crisi non appena essa si manifesti, non appena la si riconosca come tale. Negare la crisi creandosi false giustificazioni o alibi, vuol dire far crescere e strutturare il problema in profondità, fino a che la ricerca di una soluzione diventa sempre più difficile ed impegnativa, sia in termini di tempo che di sforzi ed energie.
- Il nostro futuro è sempre modificabile, dunque la cosa più importante e davvero determinante sarà la nostra reazione alla crisi. Il passato è un percorso concluso, ma tutto ciò che sta nel futuro è aperto alla trasformazione. Non c’è dunque niente di fisso o di prestabilito irrevocabilmente.
- Dovremmo prendere le distanze emotive dalla crisi, capirne l’entità, comprendere la sua funzionalità evolutiva, considerarla come l’occasione per risolvere i problemi, superare i propri limiti e ascendere a piani superiori di consapevolezza, gioia e amore.
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