mercoledì 29 aprile 2009

LA SCELTA DELLE RELAZIONI AFFETTIVE (PARTE SECONDA).
Tratto da 'Dall'Eros all'Amore' di Marco Ferrini.

2. L'AMORE COME STRUMENTO DI EVOLUZIONE E DI SUPERAMENTO DEI CONFLITTI.
Le persone si incontrano, come dei ruscelli, e per alcuni tratti, anche lunghi, fanno la strada insieme condividendo la stessa corrente del karma. Quello che è importante sapere è che l’uomo ha la facoltà di ergersi al di sopra di esso, delle proprie tendenze, del proprio destino e modificarli nella comprensione, nelle intenzioni e nell’impostazione di vita. Ho testimoniato molte situazioni conflittuali e ho raggiunto la profonda convinzione della necessità di una mediazione, di affetto reciproco, di reciproca attenzione. Occorrono sicuramente molta pazienza, tolleranza e la determinata volontà di aiutare l’altro a superare i propri limiti. Affetto vero significa andare incontro ai bisogni degli altri, prendere in seria considerazione ogni loro effettiva necessità e favorire quanto più possibile il loro sviluppo psicologico, intellettuale e spirituale. Se amiamo una persona sarà per noi spontaneo cercare di stimolarla a crescere, ad ascendere ad una visione superiore e a prendere in mano le redini della propria esistenza, perché amare veramente significa proprio sostenere l’altro nel processo di recupero della sua vera identità che è costituita di piena consapevolezza spirituale, di eternità e beatitudine. Ma non è assolutamente detto che l’altro provi il desiderio di modificare certe sue posizioni, magari piuttosto cercherà di minare le nostre, perché molta gente ritiene che la spiritualità e la fede siano malattie da curare. Le persone si aiutano tanto meglio quanto più abbiamo nei loro confronti distacco emotivo, perché tutto ciò col quale ci identifichiamo alla fine ci controlla e ci inibisce. Sono importanti l’affetto, la benevolenza e il desiderio intenso di aiutare e sostenere, ma nel momento in cui ci infatuiamo di una persona, in cui la vogliamo fare nostra e sviluppiamo sempre più forti l’attaccamento e il senso di possesso, nella stessa misura diminuiscono le nostre capacità di intervento, di trasformazione e di gestione della relazione. E’ l’amore che trasforma in modo palese e duraturo, ma solo quando è libero dagli inquinamenti della libido, del possesso e del godimento. Quando correggiamo o redarguiamo severamente qualcuno, toccandolo proprio nelle sue caratteristiche più problematiche, dobbiamo aver prima avuto l’intelligenza e la sensibilità di fermarci un attimo a riflettere sulle nostre motivazioni e sui nostri sentimenti. Fare delle critiche in una fase di conflittualità, in stato di collera, di attaccamento o di egoismo, oppure per ripicca o per mantenere una posizione di supremazia verbale o emotiva, trasforma quasi sempre la persona in un opponente o addirittura in un nemico. Se invece è stato intimamente appurato che la motivazione è benevolente, affettuosa e priva d’ego, l’atteggiamento e il risultato saranno ben diversi. Occorre stare molto attenti al concetto diffuso di “lo faccio per il tuo bene”, perché il desiderio di cambiare qualcuno è raramente a beneficio dell’altro, nella maggior parte dei casi il problema è che la persona, così com’è, non risponde alle nostre aspettative o non ci piace. Amare è voler aiutare gli altri ad evolvere verso una consapevolezza spirituale della vita ma senza imporsi, perché l’amore dona una totale libertà ed è privo di qualsiasi tentativo di manipolazione.

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