E' possibile contrastare le emozioni negative utilizzando quelle positive. La stragrande maggioranza delle volte il soggetto cosciente non riesce a fare ciò poiché la forza di questi prodotti psichici è altamente superiore alla volontà di cui egli dispone sul piano cosciente; ma la mente razionale, il pensiero, può aiutare molto ad affrontare le emozioni negative. Il pensiero è per definizione di natura fredda, mentre le emozioni sono generalmente cariche di desiderio, di sentimento o risentimento.
Se paragonati a dei colori si potrebbe visualizzare il primo come di tonalità chiara, grigio perla leggermente tendente al celeste, mentre le seconde come un colore torbido, caldo: rosso scuro o amaranto. È già una terapia contrapporre un pensiero ad un'emozione, in quanto la natura fredda del primo ha il potere di rendere più trasparente il contenuto torbido tipico della natura calda della seconda. D'altra parte, è sicuramente difficile che un pensiero, da solo, riesca a contrastare un’emozione, poiché quest'ultima possiede una carica psichica ben più potente. Per questo motivo si rende necessario affiancare al pensiero positivo anche emozioni di segno positivo, che per questo devono essere ben archiviate nella memoria, in modo da essere immediatamente a disposizione nel momento in cui si desidera evocarle, proprio come una valigetta del pronto soccorso, sempre pronta per l'uso. Le emozioni positive sono luminose, espansive, penetranti e possono rifinire l’operazione di risanamento che il pensiero può fare solo in parte, in virtù della carica emotiva forte che anch’esse posseggono. Tali emozioni possono essere connesse ad insegnamenti che abbiamo ricevuto, rappresentare momenti belli della vita, momenti in cui abbiamo sperimentato una felicità spirituale e costituiscono ricordi che saranno straordinariamente preziosi se riusciremo ad evocarli al momento giusto, nel momento di un trauma o di una crisi grave, perfino all’approssimarsi della morte.
Concludendo, è possibile affermare che, se un pensiero positivo è ottimale per contrastare un altro pensiero, di natura negativa, la sola funzione razionale non è tuttavia sufficiente ad arginare la carica psichica di un’emozione negativa. Il pensiero razionale può solo apportare un piccolo contributo in tal senso in quanto è utile a scegliere le emozioni positive da recuperare dalla memoria, a disporre una strategia, ma il materiale psichico con il quale veramente si contrasta un’emozione è sostanzialmente un’altra emozione, possibilmente di medesima intensità, ma di segno contrario. Quest'ultimo principio viene espresso anche dal saggio Patanjali(1), che suggerisce la meditazione su pensieri opposti (e per esteso su emozioni) a quelli ostacolanti(2), per consentire all'individuo l'evoluzione del proprio livello coscienziale.
(1) Patanjali, la cui data di nascita non è certa (alcuni esperti ritengono sia vissuto tra l'800 a.C. e il 300 a.C., mentre gli induisti sostengono possa essere vissuto anche diecimila anni prima dell'avvento di Cristo), sistematizzò la disciplina yogica, fino ad allora tramandata oralmente. Compilò quattro libri in merito tutti scritti in aforismi (sutra) rispettivamente Samadhi, Sadhana, Vibhuti e Kaivalya. Il cuore dell'insegnamento di Patanjali è rappresentato dall'Ashtanga Yoga o yoga delle otto membra: stadi attraverso cui lo yogi può gradualmente raggiungere l'unione con Dio, il Samadhi.
(2) Patanjali, Yoga Sutra - Sadhana Pada, sutra 33: vitarkabadhane pratipakshabhavanam – [per contrastare] le fantasie o i pensieri ostacolanti [si deve meditare] su quelli opposti contrari.
Tratto da 'Pensiero, Emozioni e Realizzazione'.
Se paragonati a dei colori si potrebbe visualizzare il primo come di tonalità chiara, grigio perla leggermente tendente al celeste, mentre le seconde come un colore torbido, caldo: rosso scuro o amaranto. È già una terapia contrapporre un pensiero ad un'emozione, in quanto la natura fredda del primo ha il potere di rendere più trasparente il contenuto torbido tipico della natura calda della seconda. D'altra parte, è sicuramente difficile che un pensiero, da solo, riesca a contrastare un’emozione, poiché quest'ultima possiede una carica psichica ben più potente. Per questo motivo si rende necessario affiancare al pensiero positivo anche emozioni di segno positivo, che per questo devono essere ben archiviate nella memoria, in modo da essere immediatamente a disposizione nel momento in cui si desidera evocarle, proprio come una valigetta del pronto soccorso, sempre pronta per l'uso. Le emozioni positive sono luminose, espansive, penetranti e possono rifinire l’operazione di risanamento che il pensiero può fare solo in parte, in virtù della carica emotiva forte che anch’esse posseggono. Tali emozioni possono essere connesse ad insegnamenti che abbiamo ricevuto, rappresentare momenti belli della vita, momenti in cui abbiamo sperimentato una felicità spirituale e costituiscono ricordi che saranno straordinariamente preziosi se riusciremo ad evocarli al momento giusto, nel momento di un trauma o di una crisi grave, perfino all’approssimarsi della morte.
Concludendo, è possibile affermare che, se un pensiero positivo è ottimale per contrastare un altro pensiero, di natura negativa, la sola funzione razionale non è tuttavia sufficiente ad arginare la carica psichica di un’emozione negativa. Il pensiero razionale può solo apportare un piccolo contributo in tal senso in quanto è utile a scegliere le emozioni positive da recuperare dalla memoria, a disporre una strategia, ma il materiale psichico con il quale veramente si contrasta un’emozione è sostanzialmente un’altra emozione, possibilmente di medesima intensità, ma di segno contrario. Quest'ultimo principio viene espresso anche dal saggio Patanjali(1), che suggerisce la meditazione su pensieri opposti (e per esteso su emozioni) a quelli ostacolanti(2), per consentire all'individuo l'evoluzione del proprio livello coscienziale.
(1) Patanjali, la cui data di nascita non è certa (alcuni esperti ritengono sia vissuto tra l'800 a.C. e il 300 a.C., mentre gli induisti sostengono possa essere vissuto anche diecimila anni prima dell'avvento di Cristo), sistematizzò la disciplina yogica, fino ad allora tramandata oralmente. Compilò quattro libri in merito tutti scritti in aforismi (sutra) rispettivamente Samadhi, Sadhana, Vibhuti e Kaivalya. Il cuore dell'insegnamento di Patanjali è rappresentato dall'Ashtanga Yoga o yoga delle otto membra: stadi attraverso cui lo yogi può gradualmente raggiungere l'unione con Dio, il Samadhi.
(2) Patanjali, Yoga Sutra - Sadhana Pada, sutra 33: vitarkabadhane pratipakshabhavanam – [per contrastare] le fantasie o i pensieri ostacolanti [si deve meditare] su quelli opposti contrari.
Tratto da 'Pensiero, Emozioni e Realizzazione'.
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