La definizione di leader è spesso fraintesa e confusa con quella di manager. In realtà, osservando meglio i rispettivi ruoli, possiamo evidenziare talune differenze: in prima istanza il manager si misura con la complessità di un sistema di gestione, mentre il leader si misura con il cambiamento dello stesso; il manager si occupa della pianificazione e del budget, con particolare attenzione alla definizione degli obiettivi e dell'allocazione delle risorse, mentre il leader gestisce lo sviluppo della visione e delle strategie generative dei cambiamenti per attuare tale visione; il manager mette in atto i processi di organizzazione delle funzioni, il leader fornisce un orientamento alle persone ed individua la strategia di aggregazione dei gruppi per attuare la vision.
venerdì 22 luglio 2011
giovedì 7 luglio 2011
SHOPPING: MALATTIA O TERAPIA? di Caterina Carloni.
Gli americani lo chiamano compulsive buying ma il termine scientifico è oniomania (termine coniato nel 1915 dallo psichiatra tedesco Kraepelin). Malattia, sindrome, mania: gli esperti stanno ancora cercando una posizione comune. Certo è che, nel 2001, l'American Psychiatric Association ha inserito lo shopping compulsivo tra i cosiddetti "disordini ossessivi". Contano la frequenza (la sindrome deve manifestarsi almeno una volta a settimana), le proporzioni (parliamo di spese senza senso, di conti in rosso, di oggetti completamente inutili, di vestiti che non verranno mai indossati), il senso di colpa (quello che assale l'oniomane qualche ora dopo, appena mette piede in casa e prende coscienza della quantità di sacchi e sacchetti pieni di roba che quasi non ricorda di aver comprato).
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lunedì 23 maggio 2011
LA NECESSITA' DI UNA GUIDA PER RITROVARE L'ARDORE DI VIVERE (SECONDA PARTE) di Andrea Boni.
Nella cultura indovedica il maestro spirituale ha proprio questo ruolo, ovvero quello di riattivare le facoltà superiori della coscienza, di riaccendere l'ardore di vivere, trasmettendo valori sani ed elevati e la visione di un cammino che prosegua oltre le illusioni di una concezione materialistica dell'esistenza. In questo senso la funzione del guru è essenziale:
Tad vijnanartham sa gurum evabhigacchet
Samit-panih srotriyam brahma-nistham
Samit-panih srotriyam brahma-nistham
“Chi sinceramente ricerca la Verità [al fine di evolvere] dovrebbe avvicinare un maestro spirituale autentico e servirlo con devozione. È maestro colui che è fondato nella Realtà, che ha padronanza delle scritture sacre e proviene da una guru parampara [autentica].” (Mundaka Upanishad 1.2.12).
Il maestro spirituale è colui che è capace di destare l'essere dall'illusione che produce sofferenza, perché l'essere nella sua espressione più autentica, quella ontologica, necessita di valori assoluti, che quando vengono meno fanno sorgere i mali di cui si sta facendo portatrice la società di oggi:
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venerdì 6 maggio 2011
LA NECESSITA' DI UNA GUIDA PER RITROVARE L'ARDORE DI VIVERE (PRIMA PARTE) di Andrea Boni.
Alla fine di ogni anno il CENSIS pubblica una relazione che evidenzia lo stato di avanzamento della società. È l'occasione per analizzare non solo dati statistici, ma soprattutto per fare una riflessione circa l'orientamento dello stile di vita della massa, che include tendenze, modalità e prospettive. Nel corso della presentazione del lavoro annuale, ho avuto modo di apprezzare l'intervento di Giuseppe De Rita(1), Presidente del CENSIS. Egli evidenzia come la società abbia sostanzialmente resistito ai mesi più drammatici della crisi seppure con una «evidente fatica del vivere e con dolorose emarginazioni occupazionali» e come, al di là dei fenomeni congiunturali economici e politico-istituzionali dell’anno, occorra una verifica di come si è trasformata la società italiana nelle sue fibre più intime. Infatti sorge il dubbio che, anche se ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra società non avrebbe lo spessore e il vigore adeguati alle sfide che occorre affrontare, poiché sono purtroppo carenti i valori di fondo che garantiscono la solidità necessaria per affrontare le sfide più difficili in tutti i contesti (politico, economico, sanitario, familiare, ecc.).
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giovedì 7 aprile 2011
EDUCARE ALL'AMORE, EDUCARE CON AMORE di Diana Vannini.
Attualmente l'educazione sta vivendo un momento di forte crisi ed è quotidianità parlare di crisi dell'insegnamento, soprattutto in riferimento al dilagante disagio giovanile e alla difficile situazione scolastica e familiare che attiene alla maggior parte dei ragazzi. Contrariamente alla prospettiva settoriale e specialistica che caratterizza il modus pensandi della società occidentale, questo breve saggio si pone l'obiettivo di riscoprire il valore olistico della pedagogia, vissuta non esclusivamente come una tipologia specifica di gnosi, al pari delle altre, da trasmettere in contesti definiti e strutturati, ma come disciplina olistica, attinente alla dimensione antropologica dell'individuo e che non ha inizio o fine, non viene operata solo in alcuni contesti, bensì è inscindibile dal percorso evolutivo della persona. Si può infatti educare alle relazioni, agli affetti, all'etica individuale e sociale, ai valori, ai pensieri e al linguaggio; tutto questo è educazione.
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martedì 15 marzo 2011
APPARENTI SUCCESSI ED INSUCCESSI NELLA VITA di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa).
La sviluppo della conoscenza di sé permette di fare un adeguato inventario interiore, di riconoscere quel che abbiamo in noi di sano ed efficiente e ciò che invece ha bisogno di essere ancora educato e sviluppato. Possiamo giungere ad eliminare pericolose illusioni, errori e vane presunzioni, senza però cadere nell’errore opposto di un'auto-svalutazione e auto commiserazione. Svalutarsi e commiserarsi induce a rinunciare a perfezionarsi e, soprattutto, a livello inconscio, si corre il rischio di crearsi attraverso l'auto-punizione una comoda quanto sterile giustificazione. Dunque, pentimento e correzione dovrebbero avvenire senza infliggersi pene bensì attraverso azioni che dimostrino, anche a noi stessi, che abbiamo capito gli errori commessi e che ora stiamo agendo in maniera correttiva, concreta e costruttiva, spiritualmente evolutiva, in spirito di offerta a Dio e a beneficio di tutti. È dannoso l’eccesso di orgoglio, di presunzione, di ego oppressivo ed ossessivo, che come un pallone gonfiato non permette la visione di null’altro al di fuori di sé, ma occorre anche evitare che all’altro estremo ci sia una totale svalutazione. Si tratta di atteggiamenti parimenti pericolosi. Chi è eccitato ed euforico dei successi che ha conseguito si ubriaca di ego; chi invece ha lividi da tutte le parti per i colpi ricevuti a causa dei propri errori, tende a svalutarsi. Due posizioni erronee, perché i successi non dureranno in eterno, e se qualcuno invece ha avuto degli insuccessi, dei fiaschi clamorosi, incoraggiamolo a non deprimersi, perché la depressione priva di quelle risorse ed energie che servono invece alla ricostruzione. Si può aiutare la persona delusa facendole vedere che in realtà quel che è successo non è un vero fiasco. A volte si tratta della liberazione da un’illusione, e questa è una fortuna, non una disgrazia. Non è però facile far comprendere questi insegnamenti. Se a chi ha avuto un successo dite che è tutta un’illusione, si arrabbia; se a chi ha avuto un fiasco dite che è tutta un’illusione, risponderà: “Non puoi capire. Solo io so quanto soffro”. Occorre essere competenti ed aver sviluppato livelli di coscienza e di consapevolezza elevati per entrare in contatto con questi vincenti o perdenti in maniera appropriata, perché non si barrichino dentro i loro involucri.
Tratto da 'Il Ruolo della Volontà'.
lunedì 31 gennaio 2011
VOLONTA' E AMORE di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa).
Amore e volontà possono apparire come due poli sostanzialmente in antitesi, in quanto generalmente il sentimento dell'amore è avvolgente, magnetizzante, collante, mentre le caratteristiche tipiche della volontà sono affermazione, separazione, talvolta autoritarismo. A prima vista, dunque, amore e volontà si presentano come diametralmente opposti. Si è soliti dire che l'amore è un sentimento che sgorga spontaneo, qualcosa che non si può quasi controllare, che dire frenare, e che può anche andare, in certi frangenti, perfino contro la nostra volontà.
venerdì 7 gennaio 2011
SEMINARIO ESTIVO 2010 con Marco Ferrini (Matsyavatara Das).
Un breve video del seminario estivo 2010. Per chi ha partecipato è un bel ricordo immortalato dalla telecamera, e per chi non c'era è un'ottima occasione per rendersi conto di cosa è un seminario del Centro Studi Bhaktivedanta.
Buona visione a tutti voi!
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martedì 21 dicembre 2010
LA VOLONTA' NELLA BHAKTI di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa).
La realizzazione del proprio sé profondo è come un fiume in piena che prosegue con un processo vigoroso e incessante nel suo moto benefico e arricchente laddove la volontà viene resa sempre più forte e saggia dalla sua integrazione con quello che è il sentimento fondamentale di ogni essere umano, il più nobile ed evoluto: la Devozione, Bhakti, che rappresenta l'espressione più intima dell'Amore. La Devozione è il mezzo più efficace e diretto che pone in contatto immediato con il Divino, perché essa travalica limiti e ostacoli che sono insiti nella percezione del mondo che si ha attraverso i sensi, la mente e l'intelletto. La Devozione permette di contemplare la realtà, noi stessi e gli altri con gli occhi dell'anima, oltre le frammentazioni prodotte dalla visione egoica, che non penetra l'essenza delle cose, ma si limita alla loro forma apparente e separata dal Tutto.
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lunedì 6 dicembre 2010
RE-IMPARARE AD AMARE. OLTRE LA MATEMATICA DELLE RELAZIONI di Jivashraya Das.
Nel considerare il punto di vista di una qualsiasi cultura tradizionale, comprendere qual è il pensiero che ne sta alla base e quali sono le motivazioni profonde che la animano non può davvero essere considerato un optional, pena la pressoché totale incomprensione del portato dei suoi valori. La Tradizione indovedica, a questo riguardo, non fa nessuna eccezione. C’è come una sorta di premessa, infatti, omettendo la quale molti degli aspetti di questa grande civiltà parrebbero estremamente storicizzati e anacronistici per l’uomo moderno, privi di senso e di pratica utilità, mero folclore. Tale considerazione è che la cultura antico indiana è imperniata attorno ad uno scopo ben preciso: la piena realizzazione del potenziale umano. L’intera creazione in questa cultura è considerata opportunità per gli individui che vi prendono nascita di emanciparsi dai propri condizionamenti e riscoprire la propria natura di esseri spirituali eterni, consapevoli e indicibilmente felici. La società moderna – è sotto gli occhi di tutti – segue un diverso modello di sviluppo, un modello nel quale il fine trascendente è sempre meno presente.
giovedì 18 novembre 2010
L'UOMO OSTRICA (PARTE SECONDA) di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa).
Il condizionamento è qualcosa che limita, obbliga e perciò condiziona, rendendo difficili funzioni ontologicamente naturali, come ad esempio la manifestazione delle capacità superiori della mente. Secondo la definizione di Jung, la struttura psichica è quadripartita, possiede cioè due funzioni razionali, pensiero e sentimento, e due irrazionali, sensazione e intuizione; sono proprio queste funzioni che, secondo la letteratura vedica, vengono condizionate e inibite dalle cinque aree di condizionamento definite panca-klesha: avidya, asmita, raga, dvesha, abhinivesha. Il termine avidya indica la non conoscenza della propria vera natura, la mancanza di sapienza, di visione. Con ciò non s’intende un’ignoranza generica: una persona può essere dotta nelle varie branche del sapere e subire ciononostante questo condizionamento, se non ha coltivato la conoscenza del sé. È infatti l’ignoranza della propria natura spirituale che determina avidya, il più grande ostacolo nella ricerca della Verità e della Felicità.
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giovedì 4 novembre 2010
L'UOMO OSTRICA (PARTE PRIMA) di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa).
L’uomo ostrica è un essere umano inibito, bloccato. Anche se magari bolle dentro, trasuda, ha tic e ogni sorta di ansietà, non si muove, perché si è creato un guscio troppo duro, che inizialmente poteva funzionare come difesa - dinamica intrinseca alla sopravvivenza - ma poi ha finito per immobilizzarlo. Dove si sviluppa sull’epidermide una parte callosa? In una zona particolarmente sottoposta a sollecitazione. Bene, esistono anche i calli mentali; un callo mentale permette di difendere parti caratteriali emotive fragili, più esposte a sollecitazione, o a violenza. Dal momento che questo è un processo naturale, che sul piano emotivo si manifesta in particolare fra gli umani, va compreso come un meccanismo della Natura grazie alla quale si protegge la sopravvivenza della specie.
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mercoledì 27 ottobre 2010
LA GESTIONE DEI CONFLITTI di Marco Ferrini (Matsyavatara Das).
Esistono fondamentalmente due categorie di conflitti: i conflitti intrapersonali e i conflitti interpersonali. Intrapersonali significa interni all'individuo, relativi alla persona con sé stessa, o meglio, a diverse funzioni psichiche(1) tra loro. Tale conflittualità è una delle cause più frequenti del malessere diffuso nella società moderna; inoltre, ogni problema intrapersonale genera in breve tempo conflitti interpersonali perché quando la persona non sta bene, non vive bene, sviluppa la tendenza a proiettare sugli altri la causa del proprio malessere. Superficialmente, appare più comodo incolpare gli altri dei propri problemi, ma questa, non solo non è una soluzione alle problematiche conflittuali, bensì è un'aggravante perché così facendo si allarga la sfera della sofferenza. Le persone vicine a chi è veicolo di emozioni negative, infatti, vengono colte dallo stesso malessere, in quanto insoddisfazione, irrequietezza, aggressività, nervosismo e simili, sono contagiosi.
giovedì 7 ottobre 2010
DECONDIZIONAMENTO, ARMONIA E BEATITUDINE di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa).
Uno dei problemi più gravi, impellenti e irrisolti che riguardano la nostra società è quello dell’isolamento, dell’abbandono, della solitudine. Affronteremo questo argomento alla luce della saggezza millenaria dei Veda che, lungi dall’essere patrimonio esclusivo dell’India, appartiene a tutta l’umanità, così come il sole non è né orientale né occidentale: è il sole. Molti ricorderanno gli studi di Jung relativi alle funzioni introvertite ed estrovertite dell’individuo e la conseguente suddivisione dei tipi psicologici in due grandi categorie: gli introversi e gli estroversi. Secondo le Upanishad solo l’equilibrio tra funzioni introvertite ed estrovertite rende l’uomo appagato. Per questo motivo chi è nato e si è formato in Occidente dovrebbe studiare in maniera attenta questa grande cultura millenaria, in grado di fornire un ampio orizzonte di senso, che integra la visione dell’uomo e del mondo. Nella prospettiva vedica il senso di solitudine e di isolamento vengono spiegati come una mancata contestualizzazione nell’universo e quindi come una patologia da curare. La società del cosiddetto benessere e dello spreco, con la sua tendenza ad accumulare, non ha risolto il problema profondo del malessere, anzi, lo ha aggravato.
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martedì 31 agosto 2010
VISIONE E PROMESSA DELL'AMORE NELLA BHAGAVAD-GITA di Caterina Carloni.
Ogni tentativo di sintetizzare i risultati emersi dalle innumerevoli ricerche nello studio dell'efficacia delle diverse tecniche psicoterapiche non può che peccare di parzialità e insufficiente obiettività a causa dell’angolo visuale dal quale inevitabilmente si osserva questa enorme massa di dati, ma emerge in modo ricorrente e indiscutibile il ruolo determinate della qualità della relazione, a dispetto delle tecniche utilizzate, nel determinare la riuscita del percorso terapeutico. Ciò ha indotto a ridefinire meglio l’oggetto d’indagine della ricerca psicoterapeutica e a rivedere la concezione stessa di salute e malattia, dei suoi significati e delle sue funzioni. Paradossalmente, il vero successo della ricerca in psicoterapia, dopo l’intensa proliferazione di strumenti di misurazione, sembra essere il ritorno ad una riflessione su sé stessa, sulla sua ragione d’essere e sui suoi obiettivi. Indagare e scoprire nuove potenzialità all’interno delle relazioni umane potrebbe aprire scenari luminosi per restituire alla psicologia tutto il suo patrimonio culturale e spirituale di scienza dell’anima (Psicologia è un termine che deriva dal greco ed è formato da logos, che significa “studio, scienza”, e da psyché, che significa appunto “spirito, anima”).
martedì 24 agosto 2010
L'ARTE DELL'AZIONE: PROGRAMMARE LA VITA CON CONSAPEVOLEZZA di Marco Ferrini (Matsyavatara Das).
Karman e morte: ognuno si trova a subire le conseguenze di azioni compiute in precedenza. Lei ha parlato di "programmazione" della vita: le chiedo qualche commento su questo tema.
Programmare vuol dire agire con consapevolezza, farsi carico in modo responsabile di come "muoviamo" cose e persone intorno a noi. Possiamo farlo secondo tre dinamiche: col pensiero, con le parole e con le azioni. L'azione nasce dal desiderio (kama), si sviluppa nel verbo (vac) e si conclude generalmente nell'atto fisico (karman). Nei Testi Sacri di ritualistica karman sta solitamente ad indicare l'atto per eccellenza, quello sacrificale, l'azione che, se perfettamente eseguita, contiene già in sé il risultato desiderato. Quando invece l'agire è accompagnato da insufficiente consapevolezza, da bassa coscienza, il risultato può prodursi ugualmente ma distorto, imprevisto, non nella direzione desiderata, bensì, magari, in quella opposta. Per progettare il futuro si deve dunque conoscere molto bene la scienza dell'azione, che include la conoscenza delle reazioni. La dottrina del karman assicura a chi la segue il raggiungimento degli obiettivi desiderati; essa viene esposta in maniera accurata nei capitoli quarto e quinto della Bhagavad-gita.
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giovedì 12 agosto 2010
L'ARTE DELLA VITA: PER UNA NUOVA COMPRENSIONE DELLA MORTE di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa).
Nel corso della stessa vita possiamo sperimentare momenti di passaggio che assomigliano alla morte, ad esempio quando una certa fase finisce e ne comincia un'altra, oppure quando si modifica il nostro livello di coscienza. Può dire qualcosa al riguardo?
È la domanda tipica di un ricercatore spirituale, di chi si sta muovendo in questa direzione e ha già fatto delle esperienze. Una domanda così formulata esprime un livello di consapevolezza che è già oltre il dubbio. Il mondo, la vita, non sono in bianco e nero, non sono solo gioia o dolore; questa è la visione preferita dai bambini, tipica espressione della loro coscienza infantile. Ma gli adulti sanno che tra la gioia e il dolore ci sono infinite sfumature, così come tra il bianco e il nero. Allo stesso modo anche tra la morte e la nascita, o viceversa, vi sono innumerevoli passaggi intermedi che consistono soprattutto in mutamenti di coscienza nel corso di un lungo cammino evolutivo. Considerate il corpo di un bambino. Io ho dei figli, li ho visti nascere, crescere e ora sono adulti: dove sono adesso i loro corpi da infanti? Non ci sono più; quelli che indossano al momento hanno poco in comune con i precedenti, con quelli con i quali sono nati e cresciuti, mentre loro, come persone, come individui, sono inequivocabilmente gli stessi.
È la domanda tipica di un ricercatore spirituale, di chi si sta muovendo in questa direzione e ha già fatto delle esperienze. Una domanda così formulata esprime un livello di consapevolezza che è già oltre il dubbio. Il mondo, la vita, non sono in bianco e nero, non sono solo gioia o dolore; questa è la visione preferita dai bambini, tipica espressione della loro coscienza infantile. Ma gli adulti sanno che tra la gioia e il dolore ci sono infinite sfumature, così come tra il bianco e il nero. Allo stesso modo anche tra la morte e la nascita, o viceversa, vi sono innumerevoli passaggi intermedi che consistono soprattutto in mutamenti di coscienza nel corso di un lungo cammino evolutivo. Considerate il corpo di un bambino. Io ho dei figli, li ho visti nascere, crescere e ora sono adulti: dove sono adesso i loro corpi da infanti? Non ci sono più; quelli che indossano al momento hanno poco in comune con i precedenti, con quelli con i quali sono nati e cresciuti, mentre loro, come persone, come individui, sono inequivocabilmente gli stessi.
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venerdì 23 luglio 2010
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mercoledì 21 luglio 2010
LA FUNZIONE POSITIVA DELLE EMOZIONI NEGATIVE (PARTE SECONDA) di Diana Vannini.
C'è inoltre una preoccupante tendenza nella psicologia moderna, che è quella di spingere al piacere ad ogni costo, anche paradossalmente mettendo a rischio la propria vita e la propria salute, vivendo di eccessi e sfidando la morte per sport o per passare una serata. Questa tendenza, per mettere a tacere una coscienza che pur è presente e che rimorde quando si fa qualcosa di contrario a principi etici universalmente riconosciuti, opera prevalentemente in due modi: minimizzando i rimorsi di coscienza, banalizzandoli e considerandoli privi di fondamento o tentando di rimuoverli. Estenderei questa riflessione in generale a tutto il “sentire” considerato negativo e dunque: perché avere paura della paura? Perché essere ansiosi per l'ansia? Perché essere tristi per la tristezza? Non sono le emozioni ad essere di carattere negativo o positivo di per sé, ma il modo in cui le viviamo e le sperimentiamo che ne determina la connotazione evolutiva o involutiva. Per esempio un'eccitazione smodata, un'euforia fuori controllo, può essere potenzialmente molto più distruttiva per l'essere umano che una acuta crisi depressiva.
lunedì 12 luglio 2010
LA FUNZIONE POSITIVA DELLE EMOZIONI NEGATIVE (PARTE PRIMA) di Diana Vannini.
Apparentemente contraddittoria, questa affermazione nasce da una riflessione fatta in seguito alla lettura di un articolo pubblicati nel mese corrente su Repubblica(1). In particolare, lo stimolo a scrivere quanto segue è derivato dall'aver appreso di un ennesimo tentativo, svolto da un team di neuroscienziati dell'università di San Juan nel Portorico, di eliminare dalla mente i traumi del passato. Ciò è stato dimostrato su delle cavie animali (topolini), condizionate ad avere paura di uno stimolo sonoro, a seguito del quale veniva provocata loro una dolorosa scossa elettrica, mediante la somministrazione di un farmaco: il Bdnf (fattore neurotrofico di derivazione cerebrale), che gioca un ruolo importante nel rafforzare le connessioni fra i neuroni, cioè nel consolidare la memoria.
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