Il fenomeno della Percezione può così descriversi: un oggetto esterno, costituito dai cinque fondamentali elementi o bhuta (terra, acqua, fuoco, aria, etere) stimola il sensorio (indriya) che reagisce attivandosi. In questo modo, segmenti d'informazione prima esterni al soggetto penetrano nella coscienza sotto forma di vritti: in particolare di nomi (nama) e forme (rupa). Tali dati sensoriali entrati dalla coscienza, scivolano in breve tempo nell'inconscio andando a costituire un nuovo samskara o a rafforzarne uno precedente.
La nuova esperienza sensoriale infatti andrà ad aggregarsi con tutte le altre esperienze simili precedenti, costituendo in tal modo costellazioni di samskara carichi di una potenza direttamente proporzionale al numero di esperienze agglomeranti. Subordinatamente, sul piano fisiologico, possiamo vedere questo processo come il rafforzamento di sinapsi relative a date esperienze sensoriali: le sinapsi sono le sedi di trasmissione dei segnali nervosi, di messaggi attraverso i quali le diverse parti del corpo rappresentate dalle singole cellule nervose comunicano tra loro. Una sinapsi è una congiunzione che, negli esseri umani, avviene, più frequentemente, tra un dendrite (fascio di fibre riceventi informazioni) di un neurone e l'assone (fascio di fibre che emette informazioni) di un altro neurone. Esistono tuttavia sinapsi fra dendrite e soma di neuroni diversi o fra dendrite e assone del medesimo neurone, ma sono casi più rari, in particolare l'ultimo. La stimolazione sensoriale avviene tramite trasmissione di impulsi elettrici, ovvero come trasduzione in energia elettrochimica di uno stimolo sensoriale, a livello delle sinapsi appunto; la natura dell'impulso veicolato tramite sinapsi può essere elettrica o chimica (prevalentemente per gli animali vertebrati superiori), eccitatoria o inibitoria.
Il numero di neuroni presenti al momento della nascita tenderà a rimanere più o meno costante per il resto della vita, mentre il numero di connessioni si moltiplicherà vertiginosamente durante i primi anni di vita: basti pensare che a tre anni il numero di sinapsi per ogni neurone è pari a circa 10.000. Alcune di queste, attraverso l'esperienza vengono rafforzate, altre vengono rese inattive e quelle in eccesso eliminate, altre ancora rimarranno silenti perché meno utilizzate, pronte a riemergere nel caso di mancato funzionamento delle prime a causa di una patologia o disturbo cerebrale. Nell'uomo sono presenti circa 10^14 o 10^15 sinapsi, con possibilità di riorganizzazione fino a tarda età, come dimostrato da recenti ricerche sulla plasticità cerebrale. Le esperienze precedenti, che rappresentano schemi e visioni del mondo, griglie di preconcetti e pregiudizi, muovono coattivamente desideri, pensieri, azioni del soggetto dall'inconscio, sempre più denso e popolato di samskara, man mano che se ne formano di nuovi durante il ciclo esistenziale della personalità condizionata. I samskara, strutturandosi internamente e interagendo tra loro danno origine a risposte automatiche (vasana), che il soggetto si trova passivamente a subire, credendo illusoriamente di essere l'autore cosciente delle proprie scelte. La persona non è infatti libera, ma è schiava di un processo di pensiero automatico causato da nuovi samskara che, interagendo con quelli passati, dall'inconscio producono vritti di ritorno le quali, emergendo alla soglia della coscienza, determinano pensieri, scelte e decisioni per il “burattino” inconsapevole che è l’io condizionato. In tal modo è anche possibile spiegare le differenze interindividuali nella personalità come dotazione alla nascita, per guna e karma, di un differente apparato sinaptico, che poi viene man mano strutturandosi per effetto delle esperienze individuali come spiegato sopra. Il processo sopra descritto produce circuiti neurali patologici chiusi, in cui il soggetto si trova intrappolato come un topolino in gabbia, in cui scenari e protagonisti si alternano, ma le reazioni e i meccanismi di pensiero automatico permangono gli stessi: coatti, coercitivi e reiterati, in quanto i samskara producono sempre i medesimi risultati.



(1) Patanjali, Sadhana Pada, sutra 34.
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