giovedì 26 febbraio 2009

LA PERCEZIONE: REALTA' O ILLUSIONE? di Diana Vannini

“I miei rispettosi omaggi a Shri Krishna, figlio di Vasudeva, che è Dio, l'onnipotente Persona Suprema. Medito su Shri Krishna, la Verità Assoluta, la causa prima di tutte le cause della creazione, mantenimento e distruzione di tutti gli universi manifestati. Egli è direttamente e indirettamente cosciente di tutte le cose manifestate ed è indipendente perché non c'è altra causa al di là di Lui. In origine Lui e nessun altro insegnò la conoscenza vedica ad ogni essere creato, Brahmaji, nel suo cuore. Per Suo volere, questo mondo, semplice miraggio, assume un aspetto tangibile anche per i grandi saggi ed esseri celesti. Per Suo volere, gli universi materiali, prodotti illusori delle tre influenze della natura, appaiono come l'immagine stessa della realtà. Medito dunque su di Lui, Shri Krishna, che è la Verità Assoluta, eternamente vivente nel Suo regno spirituale, per sempre libero dalle illusorie manifestazioni del mondo materiale.” Bhagavata Purana I.1.1.

Questo shloka, che apre una delle più grandi opere letterarie che l'umanità abbia conosciuto, il Bhagavata Purana o Shrimad Bhagavatam(1), afferma che “questo mondo, semplice miraggio, appare come l'immagine stessa della realtà anche a saggi illuminati”.
Qualsiasi sia la nostra formazione sociale e culturale, quotidianamente ci troviamo di fronte a fenomeni cui spesso non prestiamo la sufficiente attenzione, ma che rivelano la limitatezza del nostro sistema percettivo, in particolare della vista. Al contrario di quanto si pensi comunemente, proprio per l'immediatezza del dato percettivo che maschera la complessità del processo sottostante, la nostra percezione del mondo non è uno specchio fedele della realtà che ci circonda. Basti pensare che i dati sensibili che pervengono al nostro sistema cognitivo sono filtrati dallo specifico sistema sensoriale di cui siamo dotati come specie animale e quindi, per esempio, in qualità di esseri umani non siamo in grado di percepire ultrasuoni o raggi ultravioletti, seppur ben presenti nel mondo. Questo tipo di fenomeni in cui è presente un effetto di modificazione fisiologica - per esempio l'abbronzatura - senza esperienze percettive legate al fenomeno che l'ha prodotta (raggi ultravioletti), viene detto di assenza fenomenica.
Il tranello in cui i nostri sensi possono cadere non concerne solo situazioni come la precedente dove non vi è percezione sebbene sia presente un oggetto fisico, ma anche situazioni opposte, ovvero dove un oggetto viene percepito seppure non presente. Osservando la figura seguente è possibile notare come il triangolo bianco che sembra emergere dallo sfondo non sia di fatto delimitato da segmento alcuno o tracciato in alcun modo, eppure riusciamo a coglierlo.
Triangolo di Kanizsa (1955)

Un altro caso in cui ci troviamo di fronte a contraddizioni percettive eclatanti è quello in cui non vi è corrispondenza fra l'oggetto fisico e la nostra effettiva percezione dello stesso. Questo riguarda numerosi fenomeni percettivi di cui un esempio, quotidiano, è quello della cosiddetta “illusione della luna”: la percezione della luna (o del sole) all'orizzonte, nonostante l'oggetto osservato sia il medesimo e la distanza dal punto di osservazione anche, appare due o tre volte più grande rispetto a quando la stessa si trova allo zenit. Questo accade perché il processo percettivo tende a confrontare l'oggetto percepito con altri elementi sullo sfondo o vicini (luna all'orizzonte), il che inficia la percezione dell'oggetto stesso facendolo apparire più grande rispetto a quando è privo di termini di paragone circostanti (luna alta nel cielo).
Una delle spiegazioni, sebbene non l'unica, per questo fenomeno è stata ricondotta ad una simile illusione scoperta da Mario Ponzo il quale nel 1912 disegnò due linee parallele della medesima lunghezza al termine di binari convergenti, dimostrando come quella posta più in alto apparisse più lunga di quella più in primo piano, perché occupante apparentemente una distanza maggiore fra i binari. Questa legge può riassumersi come l'illusione per cui un oggetto posto al termine di una prospettiva appare più grande. Esistono numerosi esempi di queste illusioni percettive, di seguito ne illustreremo alcuni:

Il cerchio interno, sebbene sia il medesimo, sembra più grande nella figura di sinistra, per l'influenza degli stimoli circostanti. Illusione di Titchener.


Le due linee orizzontali parallele sono della stessa lunghezza, ma quella superiore sembra più lunga di quella inferiore. Illusione di Muller-Lyer.

Le linee oblique, sebbene siano tutte parallele, sembrano convergere o divergere verso una direzione. Illusione di Zollner.

Interessanti sono anche i fenomeni per cui immagini statiche appaiono in movimento, le cosiddette illusioni di movimento, di cui due esempi sono di seguito riportati:
Il mondo delle illusioni ottiche non si limita a deformazioni che riguardano figure geometriche, ma concerne anche figure ambigue che possono essere interpretate in modo differente, come nel caso della figura di Boring da egli stesso chiamata “la giovane e la suocera”, poiché è possibile vederci sia una giovane donna girata che il profilo di una vecchia signora.

Inoltre non è possibile non citare come peculiari fenomeni percettivi, quelli relativi agli oggetti o prospettive impossibili, di cui M.C. Escher (1898-1972) fece il leit motiv di tutte le sue opere più famose, marchio indiscusso del proprio genio.
Triangolo di Penrose

Scala di Penrose

M.C. Escher 1961, La cascata

Le interpretazioni di questi peculiari fenomeni percettivi che la storia della psicologia, secondo le diverse Scuole di pensiero, ha fornito nel corso degli anni, sono ricche e molteplici. Tuttavia, ciò di cui mi preme sottolineare l'importanza e la rilevanza, non è tanto svelare gli arcani meccanismi psichici sottostanti a tali fenomeni, quanto evidenziare che la realtà che spesso viene vissuta come oggettiva ed immutabile, non è che frutto di un complesso filtro soggettivo, prodotto della fisiologia e dell'esperienza vissuta da ognuno di noi. La differente disposizione sensoriale delle varie specie animali è confermata non solo dalla medicina o dalla biologia occidentale tradizionale, ma se ne può trovare riferimento anche nella Bhagavad-gita, shloka XV.9: “Ogni volta che si riveste di un nuovo corpo grossolano, l'essere vivente ottiene un particolare senso dell'udito, della vista, del tatto, del gusto e dell'odorato, che gravitano attorno alla mente. Egli gode così di una determinata gamma di oggetti dei sensi”.
La soggettività della percezione inoltre non è data soltanto da differenze inter-specie, ma anche da differenze inter-individuali legate alle esperienze vissute da ognuno, in particolare dall'esposizione, conscia o subliminale, a determinati tipi di stimoli. E' possibile identificare anche fattori individuali che influenzerebbero la percezione, per esempio stati emotivi o affettivi particolarmente intensi, come la depressione1; Allport (1955) differenzia questi fattori soggettivi in cinque categorie:
  • Bisogni organici: la fame e la sete per esempio possono determinare alterazioni nella percezione di stimoli legati al loro soddisfacimento(2);
  • Ricompense e punizioni: somme di denaro elargite o scosse elettriche inferte, sensazioni di successo e frustrazione, inficiano la percezione dello stimolo target nei diversi compiti cognitivi richiesti(3);
  • Valore individuale dell'oggetto: il modo in cui un oggetto si colloca secondo il giudizio dell'osservatore ne determina la velocità di riconoscimento percettivo, più rapida nella condizione di giudizio positivo (risonanza percettiva) e più lenta nel caso di giudizio negativo (difesa percettiva)(4);
  • Valore dell'oggetto: ad esempio il valore economico di un determinato stimolo produce una sovrastima dello stesso quando viene chiesto di rievocarne a memoria le dimensioni(5);
  • Differenze individuali e personalità: tratti come l'accuratezza e precisione, la dipendenza dagli indici ambientali (dipendenza dal campo) o dalla posizione cenestesica del proprio corpo (indipendenza dal campo) influiscono tutte sulla percezione(6).
Quanto detto è solo un breve accenno a dimostrazione del fatto che la percezione sensoriale costituisce solo un livello superficiale di conoscenza dell'oggetto, sebbene la moderna cultura occidentale attribuisca ad essa il massimo valore. La cultura indovedica per contro, era ben consapevole di questa limitatezza legata al sensorio ed infatti descrive tre metodi (pramana) per l'acquisizione di conoscenza e per la comprensione della realtà, della verità delle cose e dei fenomeni che la circondano. Il primo livello, il meno attendibile, è appunto la percezione sensoriale (pratyaksha); pratyaksha significa ‘[ciò che è presente] davanti agli occhi’ (da prati ‘davanti’ e aksha ‘occhio’). Il secondo livello è rappresentato dal ragionamento o deduzione, anumana, che letteralmente significa ‘secondo l’opinione, secondo la mente’ (da anu ‘secondo’ e manas ‘mente, opinione’). Infine l'ultimo e più profondo metodo è costituito dall'ascolto (shabda), testimonianza orale proveniente da una fonte autorevole connessa ad una tradizione spirituale autentica. Nel contesto indovedico tale fonte è rappresentata dai Veda, emanazione letteraria della Verità assoluta in origine trasmessa oralmente.
La realtà percepibile con gli occhi ed i sensi fisici non è dunque l'unica disponibile, ne esiste anzi una molto più profonda, accessibile agli occhi dell'anima e ai sensi spirituali: la realtà dell'esperienza mistica.


(1) Costituito da 18000 versi (shloka), suddivisi in 12 canti (skanda) narra i principali giochi divini (lila) di Vishnu-Krishna e dei Suoi devoti, è il più importante fra i sattvika Purana e, insieme alla Bhagavad-gita, il testo più significativo per la tradizione Vaishnava.
(2) Metelli, 1970.
(3) Mc Clelland e Atkinson, 1948; Gilchrist e Nesberg.
(4) Schaefer e Murphy, 1943.
(5) Postman, Bruner e McGinnies, 1948; McGinnies, 1949.
(6) Carter e Schooler, 1949.
(7) Klein, 1951; Witkin, 1950.

Bibliografia:
Canestrari R., Psicologia generale e dello sviluppo, CLUEB, Bologna, 2002 (Prima Ed. 1984).
D'Urso V. e Giusberti F., Esperimenti di psicologia, Zanichelli, Bologna, 2000 (Prima Ed. 1991).
Shrimad Bhagavatam, A.C. Bhaktivedanta Shrila Prabhupada, Bhaktivedanta Book Trust.
La Bhagavad-Gita così com'è, A.C. Bhaktivedanta Shrila Prabhupada, Bhaktivedanta Book Trust.

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