venerdì 1 maggio 2009

LA SCELTA DELLE RELAZIONI AFFETTIVE (PARTE TERZA).
Tratto da 'Dall'Eros all'Amore' di Marco Ferrini.

3. LA SUBLIMAZIONE DELL'INTIMITA'.
Una delle tensioni principali che possono nascere all’interno della coppia si verifica quando uno dei due soggetti, ricercando la pace e la gioia dello spirito, perde appetito ed interesse per i rapporti sessuali. La cultura moderna tende ad ingenerare la convinzione che il bisogno di sesso equivalga a quello dell’aria, dell’acqua o del cibo, ma le grandi tradizioni spirituali ci testimoniano una realtà ben diversa. Reprimere gli impulsi sessuali genera nevrosi, ma in chi? Solo in coloro che non hanno ancora la visione e l’accesso ai piaceri superiori. Fino a che una persona non è capace di sostituire qualcosa di meno elevato con qualcosa di più nobile, non può bruscamente tagliare i ponti a un’energia che è abituata a fluire senza ostacoli. Dal momento in cui la mente umana viene illuminata da una visione più ampia ed elevata, tutti gli atteggiamenti condizionanti che in precedenza avevano prodotto attaccamenti e dipendenze, vengono gradualmente superati e trasformati dalla pratica delle virtù, della conoscenza spirituale (jnana) e del distacco emotivo (vairagya) verso tutto ciò che non è utile al processo evolutivo. In questo modo il soggetto acquisisce una visione etica dell’uomo e del mondo dalla quale diviene impossibile prescindere nel pensiero quanto negli atteggiamenti. Non esiste un’inconciliabilità a priori tra rapporti intimi tra coniugi e vita spirituale. L’attività sessuale ha un suo compito e una sua funzione fino ad un certo livello evolutivo, raggiunto il quale il percorso spirituale trascende quelle necessità che solo allora scopriamo essere state mere proiezioni della mente. Bloccare la propria spinta passionale non è salutare, è piuttosto innaturale. Il processo di perdita d’interesse nei confronti delle componenti fisiche deve avvenire da sé, in modo armonico e permettendo l’accesso a piaceri superiori che porteranno a grandi trasformazioni. La regolazione sociale dei rapporti intimi è tutelata dall’istituzione della famiglia e dunque del matrimonio. Tale regolamentazione mira principalmente a limitare e contenere in un ambito più ristretto l’attività sessuale, proprio perché questi bisogni fino ad un certo stadio evolutivo sono ritenuti vitali, importanti da soddisfare, e dunque le persone sono invitate a sviluppare tali rapporti in una struttura socialmente e religiosamente protetta. Ma quella protezione, quella istituzione fatta essenzialmente per regolare gli impulsi, ha la funzione di permettere la crescita individuale fino a trascendere le ragioni stesse per cui la famiglia era stata formata. In altri termini, l’istituzione del matrimonio dovrebbe essere considerata come un contenitore che permetta una zona di evoluzione protetta, fino al momento in cui il livello raggiunto sarà così elevato che essa potrà essere trascesa. Secondo la tradizione alla quale ci riferiamo, l’uomo non è fatto per rimanere nei limiti dell’esistenza fisica, per appiattirsi sulla sola dimensione del corpo, ma piuttosto per riconoscere, scoprire e realizzare la propria natura spirituale, la quale per esprimere la propria gioia, creatività e amore ha tutti i poteri (siddhi) ad essa connessi. Dipende dalla persona se preferisce degradarsi o elevarsi; si deve lasciare all’individuo la libertà di gestire la propria sfera sentimentale, il proprio investimento affettivo, se in eros o in amore. Dobbiamo dare a tutti l’opportunità di muoversi secondo il proprio livello evolutivo, sperando ed incoraggiando ognuno a guardare verso la trascendenza. Occorre una grande lungimiranza e capacità adattiva da parte dell’intelligenza per non turbare gli altri e non essere a nostra volta da loro turbati. Affinché il nostro comportamento non crei anche seppur sottili imposizioni sui nostri interlocutori, è necessario essere molto cauti nel comunicare le nostre scoperte evolutive e il risveglio della nostra coscienza, per non indisporre, non turbare e non incorrere in atteggiamenti che tramuterebbero un gesto d’amore in una forzatura. Essere in grado di percepire dimensioni superiori permette di essere saldi in questa nostra visione; ciò non significa demonizzare o svilire la realtà fisica e nemmeno coloro che vi si dedicano interamente negando ogni ipotesi di realtà ulteriore.

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