martedì 5 maggio 2009

LA SCELTA DELLE RELAZIONI AFFETTIVE (PARTE QUARTA).
Tratto da 'Dall'Eros all'Amore' di Marco Ferrini.

4. L'IDEALE DELL'AMORE COME FORZA TRASFORMATRICE.
L’umanità ha conosciuto diverse figure esemplari, le più grandi, quelle che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, sono quelle che erano animate dall’amore più elevato e questo le ha dotate di una forza trasformatrice straordinaria. Se invece l’amore che fa da propulsore è ad un livello meno puro, è misto con altri sentimenti, la capacità trasformatrice diminuisce sensibilmente e agisce solo su coloro che sono più predisposti alla correzione. Nella filosofia indiana esiste una dottrina della trasformazione chiamata parinama-vada, che può agire anche in senso involutivo. Il dharma è una forza immane, ineluttabile, ineffabile, onnipervadente che sospinge verso l’evoluzione, ma non è l’unica forza in campo, c’è anche la volontà umana. Solo quando la volontà umana si allea alle forze evolutive del dharma, la personalità si armonizza e segue la sua strada di ascesa interiore senza più incorrere in inciampi e frustrazioni. Da Buddha a Cristo a Krishna, tutti i grandi hanno convenuto nel dire che la vita incarnata è dolore, ma esso si placa se il soggetto sviluppa un buon rapporto con la propria guida interiore e se si collega al dharma. In questo modo le difficoltà diminuiscono visibilmente, finché la crisi per eccellenza, che è la morte, cessa di essere motivo di spavento e diventa la consapevole occasione di transizione verso un’esistenza superiore. La vita, infatti, non abbisogna del corpo fisico per manifestarsi, per godere o soffrire delle proprie esperienze, è piuttosto vero il contrario. Nel sogno ad esempio si vivono numerose situazioni a seconda di quelle che sono le componenti oniriche, indipendentemente dal corpo fisico. Una relazione ideale dovrebbe fluire tra anima e anima, nella consapevolezza della propria natura spirituale, e progredire dall’attrazione (ratim) allo sviluppo di intensità e gusto (ruci) nel relazionarsi, per poi passare a priti, ovvero allo sviluppo dell’affetto ed infine all’amore che si manifesta nel desiderio di servire e di far piacere all’altro ma che, nel suo stadio più evoluto, trascende un rapporto a due di tipo egoico e avvicina al bene universale, all’amore totale, ad una relazione che mette in contatto con l’universo, le creature, il creato e il Creatore. Nel processo evolutivo s’incontrano frequentemente sia gli ostacoli posti dagli altri, sia quelli creati dai brandelli della nostra vecchia personalità, dalle nostre precedenti abitudini ed antichi attaccamenti. Ma in quanto espansioni di Dio non corriamo mai definitivamente il rischio di perderci o rimanere soli, possiamo in ogni momento e in ogni circostanza risvegliare le nostre capacità creative superiori connesse alla natura spirituale che ci permettono di agire in maniera oculata e seminare bene per il nostro futuro attraverso la gestione sana di desideri, pensieri e parole. Queste capacità e facoltà latenti che noi tutti possediamo, si rinforzano o si indeboliscono a seconda dell’impostazione etico-morale che diamo alla nostra vita e in base al modello che scegliamo per scolpire la nostra personalità ed esistenza. Non sono sufficienti formule già fatte applicate astrattamente all’insieme delle persone; le autentiche evoluzioni non possono essere altro che individuali, non sono dunque semplicemente il frutto di un’adesione acritica ad una fede o denominazione religiosa, bensì l’esito di sforzi personali ben coordinati, costanti e determinati di chi anela alla luce, alla gioia, alla libertà e all’amore.

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