giovedì 6 agosto 2009

L'ESSERE UMANO E LE SUE ENERGIE.
Di Marco Ferrini.



Lo schema sopra riportato rappresenta l’essere vivente nella sua globalità umana e cosmica, con le sue energie bio-psico-spirituali. La terra (bhumi), l’acqua (apah), il fuoco (anala), l’aria (vayu) e l’etere (kham) costituiscono la struttura bio-fisica dell’individuo, mentre l’ego (ahamkara), la mente (manas) e l’intelletto (buddhi) determinano le sue caratteristiche psicologiche. Secondo la psicologia indovedica, le varie energie psicofisiche dell’essere umano hanno come propulsore comune l’essenza spirituale (atman), simbolicamente raffigurata nel cuore, la quale costituisce il nucleo dell’identità del soggetto e l’essenza stessa della vita. L’atman costituisce il centro unificatore di tutte le funzioni vitali, coordina tutti gli elementi singoli e particolari che costituiscono la nostra psiche ed ha il potere di svilupparli, dominarli, dirigerli, comporli in una superiore unità organica. Uno studio analitico, funzionale e strutturale dei fenomeni psicofisici non può dunque prescindere dal riferimento al sé o nucleo vitale energetico e dalla comprensione della sua natura in sinergia con le altre componenti della personalità umana. Nei testi della psicologia indovedica viene evidenziata la sostanziale distinzione tra le energie psicofisiche (prakriti) e l’essenza spirituale dell’essere (atman). Mentre quest’ultima rappresenta l’identità ontologica, profonda ed immutabile dell’individuo, le componenti psicofisiche sono soggette a continue modificazioni nello spazio-tempo, inserite in un contesto storico di impermanenza. Generalmente la coscienza dell’ego, che nella definizione junghiana è costituita dalla somma dei contenuti psichici con cui il soggetto si identifica, è caratterizzata da un flusso incessante e sempre in trasformazione di emozioni, impressioni, pensieri, umori e stati d’animo. Le caratteristiche psico-fisiologiche e situazionali si modificano costantemente, in una perenne transitorietà, ma il nucleo centrale dell’identità della persona rimane inalterato, nella sua essenza identico a sé stesso. I rapporti tra il sé profondo e l’io ordinario empirico, nelle loro connessioni con i vari elementi della vita psichica, costituiscono una realtà complessa, sottile, dinamica che la psicologia indovedica descrive ed analizza con sorprendente scientificità e proprietà di linguaggio.Tali studi apportano un contributo fondamentale anche all’analisi del rapporto tra l’essere umano e la sua percezione ed esperienza della malattia e della morte. Laddove non si è compiuta un’integrazione consapevole con l’esperienza del sé o nucleo vitale di natura spirituale, la personalità attualizzata dell’individuo, il “piccolo io”, che la letteratura indovedica definisce con il termine ahamkara, soffre dell’incapacità di contestualizzarsi a livello socio-cosmico e si carica di conseguenti sofferenze, lacerazioni, angosce e fobie.

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