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giovedì 5 marzo 2009



IL SOGNO.
di Marco Ferrini.

Generalmente le persone ritengono reale solo l’esperienza nello stato di veglia: si tratta di una gravissima riduzione della nostra capacità di vedere come le cose stanno nella realtà. L’esperienza onirica ha una notevole influenza, in parte profonda e inconscia sulla coscienza totale, che non è rappresentata solo dalla coscienza di veglia; i sogni sono una parte importante della nostra esperienza, sebbene siano stati praticamente rimossi dalla cultura moderna tranne in ambiti specifici, in cui rappresentano, per usare le parole di Freud, la via regia d’accesso all’inconscio. Nelle società tradizionali al sogno veniva attribuita grande importanza (pensiamo anche alla Bibbia, al ruolo di Giuseppe consulente dei sogni del faraone), ma come insegna anche la letteratura psicologica occidentale, il sogno non si presenta in una forma immediatamente identificabile, quindi non lo si deve interpretare secondo lo schema logico-razionale. Il sogno parla il linguaggio della favola, del mito, del simbolo. Il simbolo è un archetipo, come lo sono il maestro, il padre, la madre, la terra, il sole, tutti elementi che hanno importanza per la nostra formazione interiore. Possiamo scegliere se porci in relazione ad essi in una forma sbagliata, e quindi dar vita a distorsioni della personalità, oppure se farlo con atteggiamento aperto, positivo, di apprendimento, per imparare. Allora scopriremo che ciò che è sfuggito all’ego, che domina la funzione di veglia, è riproposto in forma onirica per reintegrare la personalità. Il sogno può trasformarsi in incubo oppure in esperienza gioiosa o addirittura mistica, nella sperimentazione di qualcosa di cui nella coscienza di veglia non abbiamo esperienza, intuizioni brevi come un lampo che aprono ad un sapere, ad una risoluzione cui non avevano provveduto magari lunghi anni di applicazione e di studio. Il sogno talvolta lascia segni duraturi nella coscienza, che permangono anche nello stato di veglia, originando effetti anche sul piano fisico. Il sogno, allora, è in relazione al livello di coscienza dell’individuo? Sì, ciascuno di noi può davvero progettare i propri sogni. Non nell’immediato o solo per mera curiosità, né per l’atteggiamento morboso di poter sperimentare di notte quel che non ci è dato sperimentare di giorno, bensì per acquisire elementi di integrazione per la coscienza e porci nella dimensione di veglia in armonia con le leggi e le energie che pervadono e sostengono il cosmo, entrando in risonanza con esse e con la loro funzione nella progettualità globale. L’esperienza onirica è progettabile non in maniera egoica e opportunistica, ma come parte di una realtà più ampia, che porta alla conoscenza di sé e infine alla realizzazione spirituale. Allora accadrà che i nostri sogni, siano essi ad occhi chiusi o ad occhi aperti, saranno sostenuti dall’ordine cosmico, da quell’armonia universale che gli antichi indiani hanno definito dharma. Nel Mahabharata, la monumentale epica indiana, è detto che chi sostiene il dharma è dal dharma sostenuto, chi lo calpesta è dal dharma calpestato: così avviene anche nello stato onirico. La nostra coscienza è un unicum: dallo stato di veglia a quello di sogno, a quello di sonno profondo e di supercoscienza. L’esperienza onirica interviene nel modificare la coscienza esattamente con lo stesso valore dell’esperienza di veglia. Non è che il sogno sia qualcosa di falso e la veglia qualcosa di vero e concreto, sono entrambi due stati di realtà relativa. Così come vi sono diversi stati della materia (solido, liquido e gassoso), esistono anche vari livelli di coscienza, e quel che facciamo nello stato di veglia, certamente influisce su ciò che accade nello stato di sogno. Un sogno che agita, preoccupa, inquieta e angoscia impedisce il buon funzionamento del corpo esattamente come se queste emozioni fossero provate da svegli; sul corpo producono lo stesso effetto. Così, se nella veglia si soffre per un disturbo della personalità, questo compare, seppur camuffato, anche nel sogno; e similmente se l’individuo è portatore di una coscienza elevata, essa si mantiene anche in fase onirica. Il saggio riesce a determinare la realtà e ad essere presente e cosciente anche nel sogno. Dunque, dobbiamo preoccuparci dei nostri sogni, quanto ci preoccupiamo del nostro stato di veglia. Se da svegli aderiamo deliberatamente al dharma, ciò avverrà anche durante il sonno, ciò producendo uno stato di gioia permanente.
Tratto da 'Come Progettare e Realizzare i Nostri Sogni'.