giovedì 26 marzo 2009

TECNICHE PER IL SUPERAMENTO
DI OSTACOLI ALLA VOLONTA' (PARTE SECONDA).
di Marco Ferrini.


STRESS E AUTOMATISMI MENTALI.
Una tecnica efficace per imparare a non dare risposte sbagliate a causa di automatismi mentali o condizionamenti in atto, è il rilassamento. Attraverso le tecniche di rilassamento si permette all'intelletto, alla parte più profonda e più affidabile della psiche, di analizzare e d'interpretare al meglio qualsiasi avvenimento, grande o piccolo che sia. Alcune tecniche di rilassamento possono rappresentare vere e proprie pause ristoratrici da inserire opportunamente tra un'attività ed un'altra, tra una risposta ed un'altra ai vari problemi che si presentano nella vita anche ad una persona sobria. Affrontare e rispondere ripetutamente a problemi genera un certo stress; ad un livello tollerabile lo stress può essere anche stimolante, purché non sia eccessivamente prolungato, in quanto da stimolante diventerebbe logorante e con il passare del tempo produrrebbe pessimi risultati. La misura compatibile di stress varia da individuo a individuo, non è eliminabile e non sarebbe nemmeno auspicabile eliminarlo completamente, ma è necessario non farlo crescere oltre le possibilità di resistenza individuale; quando si sente che si sta avvicinando al limite, prima che si entri nella zona di pericolo, si deve fare una pausa. Se non è stato accumulato stress, il relax può essere anche di una decina di minuti. Per una persona sana a conoscenza di efficaci tecniche di visualizzazione meditativa, anche pochi minuti di relax possono rappresentare una pausa soddisfacente. L'aspetto fondamentale è rappresentato dalle attività che costituiscono questo tempo di relax. D’altronde, si potrebbe anche fare una pausa per ore e non ottenere il desiderato risultato. La pausa di cui parliamo non è una fuga dai doveri, ma una loro sublimazione. Esistono diverse forme di rilassamento: fisico, mentale, psicologico o emozionale e trasversalmente a queste diverse categorie esistono altrettante tecniche per ristorare fatica e stanchezza accumulate.Talvolta fonte di rilassamento è un'attività fisica come una camminata a passo svelto o una corsa; una nuotata o una passeggiata in un bosco oppure un'attività pratica che interrompa la routine in cui ci troviamo impegnati da lungo tempo, come per esempio tagliare una siepe o rastrellare le foglie secche o potare le rose; fare un bucato o riassettare la casa; oppure l'auspicato relax si potrebbe trovare nella lettura di un brano di un libro, talvolta anche di una sola pagina, o nel conversare su qualcosa di piacevole, altro rispetto all’impegno che genera stress, ma non con l’inconscio desiderio di eluderlo bensì con la volontà di ristorare le forze per meglio riaffrontarlo con successo; oppure ancora si potrebbero offrire preghiere al Signore, oppure se è ora di pranzo, cena o colazione ci si dovrebbe dedicare con animo lieto e meditativo a tale pausa. L'importante è considerare che così come a livello corporeo fa bene compiere sforzi fisici, ma è essenziale avere la cura di non oltrepassare il limite prestabilito, in modo da non produrre strappi muscolari, accelerazione cardiaca e respiratoria oltre una certa misura, anche dal punto di vista psicologico la Volontà deve essere addestrata a raggiungere risultati, ma senza giungere ad eccessi di stanchezza e di stress: si deve comprendere quando è il momento di entrare in pausa e rispettarla, in questo modo la Volontà si rigenera e ricrea le condizioni idonee per un ulteriore sviluppo costruttivo, evolutivo, olisticamente salutare per la nostra personalità. Un'altra tecnica fra le più efficaci per il rilassamento è rappresentata dalla visualizzazione di immagini, di icone che suscitino in noi ricordi costruttivi, evolutivi, gioiosi, o che rappresentino l'ideale più elevato di noi stessi e della situazione che vorremmo vivere, per poi immedesimarsi con quella immagine, acquisirla interiormente, viverla in maniera realistica, su tutti i piani antropologici: a livello corporeo, mentale, spirituale. La visualizzazione può orientarsi sul rilassamento del corpo, pensando di rilassare in generale tutte le membra del corpo, una ad una (cuoio capelluto, orecchie, punta delle dita...), in particolar modo le membra più affaticate o pesanti, cercando di sentirsi progressivamente più leggeri ed immersi in un profondo stato di benessere; parallelamente si possono visualizzare, aiutandosi in questo anche da album di fotografie o da documentari ispiranti, scenari propedeutici all'auspicato rilassamento come manti erbosi in cui sdraiarsi, boschi in cui ascoltare armoniose melodie come il canto di uccelli, scogliere da cui vedersi aprire il mare e respirare aria pura, baciati da un piacevole tepore solare o accarezzati da una lieve brezza sulla pelle, cercando di sentirsi progressivamente più rilassati con un corpo che risponde perfettamente alle esigenze e con la Volontà di agire che si rigenera. Anche seguire attentamente il percorso del respiro è d'aiuto in questo: attraverso la respirazione, così come attraverso la alimentazione, si acquisisce prana, dunque funzionale alla rigenerazione può essere visualizzare questo prana che entra dentro, che si muove, percorrendo prima le vie aeree superiori e incanalato successivamente lungo la spina dorsale secondo le due vie respiratorie indicate dalla disciplina ayurvedica: Ida che inala aria dalla narice sinistra espellendola poi dalla narice destra dopo aver raggiunto il mula dhara chakra più basso ed essere poi risalita e viceversa da Pingala che segue il percorso opposto. Il rilassamento del corpo non è in contraddizione con il recupero della Volontà perché in un processo sano, successivamente all'affaticamento dev'esserci riposo, grazie al riposo si riacquisiscono le energie, con le energie torna la Volontà di agire e per una persona sana l'azione conferisce gioia: agire, impegnarsi, ottenere risultati porta molta gioia in particolar modo se le azioni sono compiute sotto il segno di sattva guna, della virtù e senza spirito di competizione, magari con un leggero agonismo che dovrebbe semplicemente costituire uno stimolo all'azione. In altre parole, spendere le energie è un processo salutare, così come rigenerarsi successivamente per recuperarle, per poi rispenderle nuovamente con gioia: per fare ciò è necessario imparare a visualizzare con molta precisione l'immagine mentale di tali energie, che rientrano dentro al corpo stanco e vengono pian piano recuperate. Il perfetto equilibrio fra spesa e recupero di energie rende questo ciclico ricambio un processo sano e pertanto auspicabile, ma la estremizzazione verso uno di questi due poli conferisce un carattere patologico al medesimo processo. La degenerazione in questione avviene infatti quando una persona si stanca ma non riesce poi a rilassarsi, non riesce a riposare e così accumula stress e la persona, spinta da necessità pressanti, impossibilitata a non agire, sommersa da eventi della vita quotidiana, si rimette comunque in azione e così si trova ad essere agita se non agisce e travolta se non naviga col timone nelle sue mani; in tal modo la sventurata persona in questione, che non ha recuperato, che non ha riposato, accumula stanchezza e questa nuova stanchezza si somma alla precedente senza che ci sia stato un processo di rigenerazione e la Forza di Volontà ne risente assumendo le caratteristiche di cocciutaggine, caparbietà e scarsa ragionevolezza. Una tecnica fondamentale in grado di trascendere il semplice rilassamento, per raggiungere equilibrio emozionale, psichico, fisico e per garantire evoluzione spirituale è rappresentato dalla meditazione, in particolar modo dalla meditazione sui Nomi Divini ed anche questa pratica può e deve essere arricchita, per poter essere ulteriormente potenziata, dalla visualizzazione attiva.

3 commenti:

  1. Sono tutti articoli interessantissimi, diverse volte mi sono riproposto di intervenire ma, poi non l'ho fatto. Ci provo ora perché l'argomento di cui si parla è molto stimolante e tocca un punto che vorrei approfondire. A proposito di automatismi desidererei sapere come liberarmi dal fastidio che mi assale quando scopro che una persona ha dei limiti evidenti e grossolani. Non sono prevenuto, infatti, sono sempre positivo nell'approcciare una persona che non conosco, ma quando scopro certe carenze mi prende questo "disagio" e perdo di vista le sue qualità che pur riconosco che ci sono. Ho provato ad analizzare questo meccanismo mentale e a cercare di agire tenendo di conto delle qualità dell'altro, credo di intuire che sia un automatismo che ho assorbito nell'ambito del rapporto genitori/figli, ma la razionalità da sola non basta. Sarei molto contento se potessi sbloccare questo meccanismo.

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  2. In merito alla domanda di Anselmo mi viene in mente una lezione del Prof. Ferrini tenuta a Ponsacco nel maggio dell'anno scorso, nella quale si ricorda la forza delle aspettative nel produrre in noi stati d'animo "difettosi", dolorosi, dipendenti da schemi rigidi. Un consiglio è quello di lavorare sulla flessibilità dei nostri schemi mentali, mettendo in discussione quello che crediamo sia "il meglio" per noi e per gli altri alla luce delle "nostre" aspettative, dell anostra visione ovviamente soggettiva e contingente, quindi ridotta. Integro con una spiegazione offerta nella prima lezione della scuola di Counseling CSB che toccava l'importanza di lasciare le persone libere di fare le loro scelte; questo è anche un principio contenuto negli Yama di Patanjali (aparigraha)- il non senso di possesso verso gli altri- Esercitarsi nella riflessione e visualizzazione della nostra contestualizzazione nell'Universo come esseri spirituali , di una relazione di rispetto verso gli altri oltre i ruoli temporanei ricoperti è un grande aiuto -

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  3. In merito alla domanda di Anselmo mi viene in mente una lezione del Prof. Ferrini tenuta a Ponsacco nel maggio dell'anno scorso, nella quale si ricorda la forza delle aspettative nel produrre in noi stati d'animo "difettosi", dolorosi, dipendenti da schemi rigidi. Un consiglio è quello di lavorare sulla flessibilità dei nostri schemi mentali, mettendo in discussione quello che crediamo sia "il meglio" per noi e per gli altri alla luce delle "nostre" aspettative, della nostra visione attuale ovviamente soggettiva e contingente, quindi ridotta. Integro con un richiamo alla prima lezione del Corso di Counseling CSB che toccava l'importanza di lasciare le persone libere di fare le loro scelte; questo è anche un principio contenuto negli Yama di Patanjali (aparigraha)- il non senso di possesso verso gli altri- Esercitarsi nella riflessione e visualizzazione della nostra contestualizzazione nell'Universo come esseri spirituali , nella relazione di rispetto verso gli altri oltre i ruoli temporanei ricoperti oggi è un grande aiuto - Grazie degli stimoli- Beatrice

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